Il neo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sembra intenzionato a dare una decisa svolta alla scuola italiana dopo il periodo non certo brillante della Azzolina che, alla guida del ministero dell’Istruzione, sarà ricordata soprattutto per non aver voluto avere un costruttivo confronto con le organizzazioni sindacali della scuola ma anche con quella parte del mondo politico che avrebbe, invece, auspicato una maggiore attenzione sui molti problemi che da tempo investono la scuola. Certamente molti ricorderanno le decise prese di posizione della Uil Scuola, tra cui anche quella legata alla mancata firma del decreto sulla DaD e sulla DDI predisposto in solitario dalla Azzolina ma ora con il ministro Bianchi tutto sembrerebbe destinato a cambiare. E c’è subito da sottolineare lo sprint iniziale del prof. Bianchi che, in soli quattro giorni, ha incontrato in videoconferenza o in presenza il mondo della scuola: Uffici scolastici, Regioni, Invalsi, il CTS e le Associazioni dei trasporti e quanto prima incontrerà anche i sindacati della scuola. Ha già annunciato quale dovrebbe essere la nuova versione dell’esame di maturità 2021 che dovrebbe prevedere nessuna prova scritta ma un elaborato personalizzato sulle materie di indirizzo, che si articolerà anche sulle altre. I maturandi dovrebbero esprimersi anche su quanto hanno appreso nel corso degli anni, privilegiandone l’aspetto critico. Non ci sarebbe la tesina, tanto cara agli studenti ma osteggiata da molti presidenti di commissione di esami. Si prolungherà il calendario scolastico fino al 30 giugno e si tornerà tra i banchi della scuola il 6 settembre? Staremo a vedere ma ovviamente se ne dovrebbe parlare con i sindacati rappresentativi della scuola. Ricordiamo che la DaD ha acuito le disuguaglianze sociali già abbastanza evidenti prima della pandemia, soprattutto al Sud perché in Campania ed in Calabria uno studente su tre abbandona gli studi. Da ultimo, il ministro Bianchi ha annunciato che la prima riforma investirà l’istruzione tecnica, che è stata il fiore all’occhiello della nostra scuola negli anni ottanta/novanta del secolo scorso, istruzione purtroppo non più valorizzata nel giusto modo anche dalla riforma Gelmini. (Nota redazionale).