La nuova figura del tutor dell’orientamento, introdotta con il D.M. n. 328 22 dicembre 2022 , concernente le Linee guida per l’orientamento, è stato il tema affrontato nella riunione del 24 marzo tra i sindacati della scuola ed il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Nel corso dell’incontro sono stati delineati sia la ripartizione dei finanziamenti (150 milioni di euro) che i criteri per l’individuazione dei futuri docenti tutor. In prima applicazione per l’anno scolastico 2023/2024 il docente tutor sarà previsto solo per le classi terze, quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado. Il finanziamento alle scuole avverrà con una ripartizione basata sul numero degli alunni delle ultime tre classi diviso per possibili gruppi, da 30 a 50 alunni, che saranno affidati ad un singolo TUTOR dell’orientamento. Nello specifico 150 milioni di euro diviso circa 150 mila studenti per 30/50 alunni, determina un compenso che va da un minimo di 2850 euro ad un massimo di 4750 annui euro lordo stato a tutor.
Per la Federazione Uil Scuola Rua la figura del tutor non è una sperimentazione di cui la scuola avrebbe bisogno e certamente non risolve i veri e seri problemi presenti in essa. Non occorre inventarsi nuove figure. I tutor, anche se non ufficialmente, esistono già all’interno delle scuole. L’attività di tutoraggio psicologico, educativo ed orientativo è insita già nella professione docente, al quale basterebbe aumentare lo stipendio per valorizzare il lavoro che svolge, compreso quello ufficioso di tutor. Piuttosto le urgenze per la scuola sono altre: è necessario intanto chiudere le partite attualmente in atto, come la parte giuridica del contratto, valorizzare l’esistente, togliere carte inutili, offrire garanzie di stabilità al personale precario, sciogliere i vincoli professionali e territoriali, costruire percorsi professionali aderenti alle diverse figure della comunità scolastica. E’ necessario farlo. Diversamente rischiamo di costruire cattedrali nel deserto che piacciono tanto a Bruxelles ma non risolvono i veri problemi della scuola statale del nostro Paese.