Il 4 ottobre il Ministero dell’Istruzione, rappresentato dal dottor Giacomo Molitierno, nel corso di una riunione ha illustrato ai sindacati della scuola la bozza del  decreto e delle linee guida che introducono in tutti gli istituti scolastici la figura del mobility manager che, secondo il testo, è finalizzata a promuovere nelle scuole la mobilità sostenibile per fare in modo che anche l’agire quotidiano della comunità scolastica possa contribuire a raggiungere gli obiettivi previsti dalle linee guida, anche se molto alleggerite rispetto a quelle proposte nel 2021. Già dal mese di  maggio del 2021 la Uil Scuola Rua aveva affermato che per la scuola non occorre un manager per la mobilità ma un progetto culturale unitario e solidale, da anteporre a tanti frammenti incollati a caso.

La Uil Scuola, rappresentata da Rosa Cirillo e da Giancarlo Turi, ha tenuto ad evidenziare che ancora una volta viene imposta la nomina di una figura dai connotati professionali ancora tutti da definire in ambito scolastico e che prefigura anche una invasione di campo nell’ambito della scuola dell’autonomia.  Nel corrente anno scolastico sono presenti nella scuola ancora le stesse fragilità strutturali  dell’anno precedente, con responsabilità improprie che lasciano i Dirigenti scolastici in solitudine lavorativa. Il nuovo anno scolastico  ha organici inadeguati e molte scuole sono senza Dirigenti scolastici e DSGA titolari.

Nel merito, la Uil Scuola Rua ritiene che la figura del mobility manager rivesta una funzione organizzativa che nulla ha a che fare con l’azione didattica del docente. Non è più tollerabile che i docenti debbano riciclarsi in funzioni marginali e trascurare il loro vero lavoro che si svolge con alunne ed alunni. È evidente che chi ha deciso la figura suddetta non conosce le dinamiche della scuola.

In conclusione la Uil Scuola auspica un’azione di buon senso da parte della politica, al fine di riconsiderare tale decisione che, ancorché giusta nelle finalità, è assolutamente non condivisibile nel percorso individuato.

Una nota di Rosa Cirillo e Giancarlo Turi