“Sei mesi esatti senza risposte. Tanto è il tempo trascorso dalla firma del Patto sulla scuola il 20 maggio scorso sottoscritto,un accordo in 21 punti nei quali la scuola veniva definita «risorsa fondamentale per il rilancio del Paese». Obiettivo dichiarato: garantire stabilità alla scuola, partendo dalla stabilità del personale. Banco di prova di queste misure strategiche:la Legge di Bilancio.

In una manovra da 33 miliardi si è deciso di destinarne agli insegnanti italiani solo lo 0,62% e nemmeno per tutti. Sono i 210 milioni di euro previsti nella Legge di Bilancio destinati al fondo di valorizzazione del personale docente, per premiare la dedizione”. E per gli ATA? Non si capisce. I fondi del PNRR rischiano di andare a costruire cattedrali nel deserto se non ci saranno persone a dare qualità al lavoro che si fa a scuola.

Tutti i giorni il Presidente del Consiglio afferma che occorre investire sulla scuola. Per noi questo significa guardare in primo luogo al personale che ci lavora. Se si pensa di governare la scuola attraverso il modello del mercato siamo lontano anni luce dal modello di scuola che abbiamo in mente. A conti fatti, ci sono 87 euro per l’aumento contrattuale, più i 12 euro,ma non per tutti, legati alla “dedizione”.
Il calcolo a tre cifre è presto fatto ma non è neanche lontanamente quello che ci si attende. Il peggio di questa vicenda è che tutti ci danno ragione ma nessuno fa niente per modificare questa impostazione. Lo dice anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e lo riaffermano le forze politiche, ma poi ognuno si stringe nelle spalle. E nella Finanziaria si decide il contratto.

C’è un problema di democrazia ed il sindacato unito oggi vuole protestare e reagire. La scuola si ribella, perché la scuola non è di questo o di quel Governo. La scuola è dei cittadini della Repubblica, non deve essere terreno di scontro politico. Con lo sciopero del 1° dicembre vogliamo mettere in evidenza quello che è il fiore all’occhiello del Paese. Abbiamo dato prova di essere persone molto pragmatiche ma è la politica che deve dare risposte concrete”.

Pino Turi ( Segretario generale Uil Scuola)