Riteniamo opportuno far conoscere alcune risposte di Giuseppe D’Aprile (Segretario generale della Federazione Uil Scuola Rua) ad alcune domande che gli sono state rivolte  nel corso di assemblee e di riunioni  sindacali tenutesi in  diverse città italiane:

1)- Durante le campagne elettorali ascoltiamo spesso promesse per la scuola che poi non vengono mantenute. C’è la sensazione che qualcosa si possa portare a casa, anche in fase di contrattazione e in base al rapporto col ministro?


Condivido, la scuola è sempre stata spesso strumentalizzata per fini politici soprattutto in prossimità delle elezioni elettorali, d’altronde, un milione di dipendenti significa un potenziale di 3 milioni di voti. Il Ministro ha una grande responsabilità: far recuperare alla scuola il rispetto e la giusta considerazione che merita attraverso la dovuta attenzione nei riguardi di tutto il personale. È evidente che la situazione della scuola di oggi è il risultato delle mancate politiche di sviluppo “promesse e spesso non mantenute”, che si sarebbero dovute fare molti anni prima dell’emergenza, sempre rinviate a tempi migliori. Noi lavoreremo con rispetto, serietà, lealtà e coerenza.

Ci siamo posti già dall’inizio nei riguardi del ministro Valditara quale sindacato costruttivo e propositivo, senza alcuna pregiudiziale politica e con obiettivi chiari: rinnovo del contratto, valorizzazione del personale, organici e precariato, per una scuola statale e nazionale.
Ad ogni modo, oltre ai timidi interventi finora messi in atto dal Ministro, attendiamo provvedimenti strutturali e concreti sui temi da noi posti al centro della nostra azione sindacale. È necessario, a testimonianza dell’importante ruolo che riveste la scuola per il futuro del Paese, trovare nuove risorse da investire operando un’inversione di tendenza rispetto alle politiche di tagli e risparmio effettuate fino a questo momento. Auspichiamo che, attraverso la contrattazione quale punto di riferimento certo per influire sulle decisioni assunte nel pieno rispetto delle persone, si possano trovare soluzioni legittime per la risoluzione dei problemi. Diversamente, se le scelte non saranno condivise e non andranno nella direzione auspicata, non faremo mancare la nostra opposizione manifestando il nostro dissenso.

2)-Da una parte non ci sono più orari di lavoro e si lavora troppo, dall’altra, spesso, i luoghi comuni danno un’idea completamente diversa della mole di lavoro dei lavoratori della scuola. È d’accordo?

È necessaria una grande alleanza con la società civile, con le “persone non di scuola”, appunto, per sfatare quei luoghi comuni che ancora considerano il personale della scuola quale privilegiato sotto ogni punto di vista. I lavoratori della scuola, invece, ogni giorno si trovano ad essere in mezzo ai bimbi, agli adolescenti, ai giovani; il futuro è nelle loro mani in quanto la scuola forma cittadini del mondo liberi, rispettosi dei principi di democrazia, di tolleranza e di civile convivenza.
Tutti valori non misurabili e non quantificabili in ore. Abbiamo il compito di convincere ancora chi la pensa diversamente: il lavoro di chi opera e vive la scuola non termina con “il suono della campanella”. Questa è la nostra vera missione, il nostro obiettivo.

3)- Autonomia differenziata. C’è il rischio che la scuola statale prenda la piega della sanità? In alcune Regioni, ad esempio, c’è preoccupazione. Qual è la posizione della Uil Scuola Rua?

Stiamo ancora aspettando di conoscere il pensiero e una eventuale ferrea opposizione di tutte le forze politiche che dovrebbero rappresentare anche l’opinione di quel milione di lavoratori che conoscono davvero la scuola italiana, che la fanno funzionare tutti i giorni con passione e responsabilità, indipendentemente dal luogo di lavoro. La scuola per noi è principalmente quella statale. Una scuola statale e nazionale. Per la sanità, appunto, abbiamo visto il risultato di scelte scellerate. E così per la scuola rischiamo di trovarci nella stessa drammatica emergenza che decreterebbe la fine del sistema scolastico nazionale, così come l’Italia lo ha concepito. La conseguenza potrebbe essere quella di differenziare l’organizzazione didattica, la programmazione, l’offerta formativa, decidere in maniera autonoma anche il trattamento economico del personale scolastico.
In sostanza, si potrebbero creare una serie di meccanismi altamente differenziati per regione e basati sulle risorse economiche regionali; ciò comporterebbe il venire a mancare dell’unitarietà dell’istruzione.
Al di là della questione Nord/Sud – che a parer nostro non rappresenta il problema principale su cui focalizzare il dissenso – pensiamo che la scuola rappresenti il luogo principale per la costruzione dell’eguaglianza sociale. Il mondo della conoscenza deve essere estraneo a logiche divisive, deve unire l’Italia e non dividerla. Il tutto per un paese più unito, più eguale, più giusto, più coeso.
È questo il nostro punto di riferimento. Diversamente non faremo mancare la nostra opposizione nei riguardi di iniziative politiche che ci vedrebbero corresponsabili nell’accentuare un divario culturale e conseguentemente sociale che potrebbe iniziare proprio dalla scuola.

4)- Ha la sensazione che il personale della scuola in tutte le sue figure professionali sia un personale unito?

Il sindacato che rappresento è un sindacato che crede nei principi generali di libertà e giustizia sociale, nel lavoro della comunità educante che, ricordo, è formata dai dirigenti scolastici, dal personale docente, dal personale ATA, dagli alunni e dai genitori.
È fondamentale che ogni soggetto attivo della comunità educante, occupi e svolga il proprio ruolo con rispetto, in modo coordinato e collaborativo, in quanto tessera di un puzzle non verticistico ma orizzontale. Nella scuola, ognuno con pari dignità e nella diversità dei ruoli, ma uniti da un obiettivo comune – far crescere in maniera equilibrata ed armonica i ragazzi che fanno parte di questa comunità, svilupparne le capacità, favorirne la maturazione e la formazione umana – opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, istruire ed educare gli adulti del domani.

Infine rivolgiamo un invito a leggere l’intervista rilasciata da D’Aprile ad Orizzonte Scuola.