L’Autorità Nazionale Anticorruzione (pur) affermando la necessità della rotazione degli incarichi di dirigenza sulle scuole è intervenuta, a più riprese, nel riconoscere la specificità della scuola nel contesto applicativo della normativa generale, sottolineando la «particolarità delle istituzioni scolastiche ed il ridotto grado di esposizione al rischio corruttivo», nonché «le ridotte dimensioni che caratterizzano le istituzioni scolastiche e che le distinguono dalle altre amministrazioni pubbliche».
Rosa Cirillo (Responsabile del Dipartimento Dirigenti scolastici Uil Scuola Rua) ha tenuto ad evidenziare “abbiamo rivendicato più volte la necessità di eliminare le tante reggenze: sia per la dirigenza scolastica che per i Direttori dei servizi di segreteria. In situazioni critiche spostare il dirigente scolastico alla fine di due trienni non può che essere deleterio, con grave danno della continuità didattica e amministrativa e dell’interesse pubblico.
La previsione generalizzata della rotazione degli incarichi al termine di due incarichi triennali appare esorbitante e dannosa, soprattutto in determinati territori particolarmente esposti a rischi sociali o a dispersione scolastica. Stabilire delle regole che tengano conto del lavoro difficile e delicato che i dirigenti scolastici portano avanti ogni giorno, significa non solo trasmettere fiducia ma anche omogeneità e continuità su tutto il territorio nazionale, rispetto ad un rischio corruttivo che – concretamente – è davvero molto residuale.
Ecco perché la Uil Scuola ritiene che tale materia non possa essere decisa, stando la delicatezza del settore scolastico, con misure definite senza confronto e per legge ma decise, invece, in contrattazione nazionale con le debite flessibilità, sottratte alla discrezionalità delle Direzioni regionali. Il rischio è quello di decisioni strumentali assunte nei confronti dei dirigenti scolastici, senza considerare le specificità professionali, su un profilo che non è omologabile al resto della dirigenza pubblica.
Chi lavora nella scuola, ne conosce la complessità di gestione e progettuale. Pensare ai dirigenti scolastici come esecutori, come burocrati, significa non averne compreso la responsabilità professionale e il ruolo dinamico all’interno della comunità educante. La complessità della realtà scolastica, l’autonomia professionale dei docenti, le attività del personale scolastico, il ruolo attivo delle famiglie e degli studenti, degli organi collegiali, richiedono tempo, cura, fiducia e la creazione di alleanze educative che maturano in tempi lunghi.
Una scuola fortemente inclusiva, solidale, che sa prendere per mano le nuove generazioni e, attraverso un’offerta formativa ampia, è in grado di rispondere ai bisogni di tutti, che mette al centro la persona, che lavora per ridurre il divario sociale, attraverso il recupero di tanta (troppa) dispersione scolastica, non può avere una distorta interpretazione del ruolo del dirigente scolastico”.