L’autonomia differenziata è il mezzo per gestire in modo più efficace anche le funzioni che oggi sono dello Stato. Quest’ultimo infatti potrà contare su maggiori risorse garantite dal miglioramento dell’efficienza della funzione pubblica…….A beneficiare di tali risorse  saranno tutte le regioni. Ciò in ragione del fatto che una crescita più sostenuta genera un maggior PIL regionale e, quindi, un maggior gettito dei tributi statali.   Già soltanto questo dovrebbe bastare a far tacere tutte quelle voci che si ostinano a considerare l’autonomia differenziata una specie di “secessione dei ricchi”, con l’unico risultato di rallentare  ma non impedire il cammino verso il raggiungimento di un traguardo storico”. Ci  siamo limitati a riportare un passo  del pensiero di Luca  Zaia, Presidente della regione Veneto, riscontrabile  nell’ottavo capitolo del suo recente libro “I pessimisti non fanno fortuna”   edito da “ Gli Specchi- Marsilio-”-periodico mensile n.334/2022”. Di autonomia differenziata se ne parla in Veneto da tempo e tutti ricordano il referendum promosso da tale regione per conoscere la volontà dei Veneti su tale problema. Ma siamo veramente convinti che dare più potere alle regioni in materia di istruzione e sanità possa rappresentare un salto di qualità?  I sindacati della scuola e varie associazioni insistono a contrastarla, giungendo recentemente ed unitariamente  a raccogliere le firme per una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per la modifica degli articoli 116 e 117 della nostra Costituzione, iniziativa   per un netto no all’autonomia differenziata ed è un rifiuto di qualsiasi forma di regionalizzazione dell’istruzione che produrrebbe una frammentazione del sistema e degli interventi, indebolendo l’unità del Paese, con il rischio di aumentare le disuguaglianze, senza garantire la tutela dei diritti di  tutti i cittadini ed ampliando i divari territoriali. Il Presidente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Massimo Villone,ha detto che “l’autonomia differenziata non riguarda soltanto la scuola ma questa è uno degli obiettivi particolari di chi vuole la regionalizzazione per tre motivi: identitario, di risorse e di gestione politica”. E’ anche vero che l’autonomia differenziata fa parte del programma dell’attuale Governo ma sarebbe bene ricordare che, soprattutto l’istruzione in   molti Stati sta  in capo ai pensieri dei governanti mentre in Italia si potrebbe correre il rischio di avere tanti sistemi scolastici quante sono le regioni, in ciascuna delle quali i lavoratori potrebbero avere un contratto  di lavoro a livello regionale   e non più quello  a livello nazionale.

 Staremo a vedere quel che accadrà. Intanto auguriamoci che la raccolta di firme arrivi quanto prima a 50.000, tante ne sono necessarie  per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare promossa dai sindacati della scuola e da varie associazioni.