L’eco delle parole utilizzate dal ministro dell’Istruzione italiano, Patrizio Bianchi,  riaddestrare  gli insegnanti”,  sono arrivate anche all’Estero, tra incredulità e preoccupazione. I temi dell’identità professionale, del diritto alla formazione, investimenti sul lavoro delle persone e sulla qualità dell’istruzione sono stati posti al centro della risoluzione principale dei due giorni di lavoro della Conferenza di organizzazione dello Csee tenutasi a Liegi il 5 e 6 luglio scorsi  sul tema  “Mobilitarsi per un’istruzione pubblica di qualità, per l’interesse degli studenti e per la valorizzazione del personale scolastico”.

Nella risoluzione principale, approvata all’unanimità dalla assemblea, si ritrovano temi fortemente sostenuti dalla Uil Scuola, quali  la difesa della contrattazione collettiva, del ruolo negoziale e di tutela delle rappresentanze sindacali, la formazione come diritto e non come imposizione, meno che mai come strumento per definire percorsi premiali, la difesa della libertà di insegnamento come diritto costituzionale e la tutela della scuola pubblica dalle ingerenze del mercato.

La delegazione italiana, composta da Francesca Ricci (Segretaria nazionale Uil Scuola) e da Rossella Benedetti (responsabile di Segreteria Csee) , ha posto l’accento sul riconoscimento del lavoro svolto dai docenti durante i momenti più critici della pandemia, sulla loro professionalità, sulla necessità di retribuzioni rispondenti al ruolo sociale. Il rinnovo del contratto – con negoziato in atto in Italia – deve essere il momento per il riconoscimento della professionalità e per la definizione di posizioni e profili professionali.

Nei due giorni di lavoro della Conferenza dello Csee, molte sono state le sollecitazioni avanzate  dai delegati e dai relatori chiamati ad intervenire su aspetti specifici. Ne riportiamo alcuni.

Dobbiamo contrastare con forza la tendenza a precarizzare il processo di abilitazione alla professione docente” – è stata la denuncia di un delegato proveniente dalla Spagna.

“Uguale stipendio per i diversi ordini di scuola” –  è stata la richiesta di un delegato della Danimarca  –  dove le differenze salariali tra i diversi livelli raggiungono il 200%

La delegazione ungherese ha posto l’accento sulla difesa dei diritti fondamentali, sulla libertà di pensiero , sulla associazione e sullo sciopero.

Quanto agli investimenti destinati al sistema di istruzione pubblica,  fatta salva la virtuosa situazione della Finlandia dove il peso sindacale ridefinisce le scelte, i sindacati europei, unitariamente, hanno criticato le politiche nazionali rispetto agli investimenti destinati a scuola, università e ricerca.

Infine un dato va segnalato: in molti Paesi cresce la difficoltà a reclutare nuovi docenti. I giovani si orientano verso altri settori, perché stipendi e condizioni di lavoro vengono giudicati scoraggianti. Addirittura in alcuni Paesi europei  le generazioni future rischiano di avere docenti reclutati a caso o addirittura non averne affatto.