Il riordino del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore (ITS) è suscettibile di generare effetti positivi nel mondo della scuola  nella misura in cui può liberare gli spazi della formazione specialistica restituendoli a quelli della formazione scolastica, oggi compressi dai percorsi PCTO. Questi andrebbero resi facoltativi e non obbligatori, razionalizzando il tempo scuola. La scuola, funzione dello Stato, deve formare i cittadini prima ancora dei lavoratori.

Il progetto va accompagnato con una riforma del mercato del lavoro ed una particolare attenzione ai giovani, molto oltre i semplici e ben conosciuti incentivi alle imprese per le assunzioni ed al welfare assistenziale. Necessita un sistema di sostegno economico ai giovani che praticano le fasi di pre – accesso al lavoro (tirocini curriculari ed extra curriculari, pratica professionale) con copertura previdenziale.  Esigenza questa non colta dall’Esecutivo che, nel D.L. n.36/2022, prevede che i tirocini degli insegnanti non siano retribuiti, ponendo a loro totale carico anche le spese.

Nel merito, servirebbe operare interventi mirati su:

Riconduzione del sistema degli ITS nell’ambito

del   sistema pubblico di istruzione

L’elaborazione dei percorsi di studio, il rilascio delle certificazioni, la gestione delle risorse finanziarie devono essere espressione dell’Autorità pubblica che deve coordinarsi con il sistema della Formazione Professionale Regionale, gli enti di formazione e le imprese. Vanno scongiurati i rischi di privatizzazione di un ambito formativo attraverso l’uso di risorse pubbliche. La governance deve essere modellata in modo da garantire una forte azione unitaria di indirizzo sull’intero territorio nazionale con una rappresentanza stabile del partenariato sociale. Il Presidente, “espressione delle imprese fondatrici e partecipanti aderenti alla formazione”, è una condizione non condivisa, specie se associata al reclutamento di docenti dal mondo delle imprese (60%). Più equilibrata l’alternanza tra tutti i soggetti fondatori, viceversa si profilerebbe il pericolo di un’Offerta Formativa sbilanciata sugli interessi immediati e non su quelli mediati di medio e lungo termine; il lavoratore di oggi non è  quello di domani e non sarà il sistema delle imprese a prefigurarlo, dovendo guardare al profitto ed alla produzione in atto.

                                         Offerta formativa

Centrale  ma trascurato il ruolo delle istituzioni scolastiche secondarie, sia nella fase dell’orientamento che in quella della definizione dell’offerta formativa che dovrebbe essere organizzata anche in funzione dell’articolazione successiva. La definizione dell’Offerta Formativa  dovrebbe fare riferimento a punti di osservazioni stabili del mercato del lavoro (osservatori), in modo da conoscere con esattezza la dimensione produttiva esistente sulle singole realtà territoriali. L’efficacia dell’intervento formativo ha ricadute diverse a seconda dell’area geografica del Paese in cui lo stesso viene condotto. L’assenza o la debolezza della domanda di lavoro (Mezzogiorno) non è suscettibile di essere superata solo attraverso l’azione formativa specifica. A questa si devono accompagnare scelte precise, attuali e prospettiche, in materia di politiche sullo sviluppo, a partire da quelle che attengono al settore manifatturiero. Diversamente, la stessa offerta formativa risulterà polverizzata in una miriade di declinazioni non sempre efficaci e di modesta proiezione temporale. Cosa accaduta in questo primo periodo di sperimentazione.

Flessibilità dei corsi di studio

I percorsi di studio devono prevedere un alto livello di flessibilità (passerelle), in modo da consentire agli studenti di conseguire titoli accademici attraverso il riconoscimento di un sistema di crediti spendibili in ambito universitario. Quelli proposti (della durata di due/tre anni) devono prevedere la loro riconducibilità in ambito accademico. Diversamente potrebbero costituire un percorso a vicolo cieco a sé stante che, in assenza di sbocchi lavorativi, si rivelerebbe poco attrattivo con titoli privi di utilità.

Sistema di reclutamento del personale docente

La fase di reclutamento dei docenti deve essere ricondotta in schemi e regole chiare e trasparenti che assicurino la qualità dell’insegnamento. Le competenze dei docenti devono essere regolarmente certificate e rientrare in codificazioni verificabili. Velleitario e gravemente insufficiente il riferimento agli esperti provenienti dal mondo del lavoro ai quali è richiesta una generica “esperienza professionale” di cinque anni maturata nei settori produttivi di riferimento.

Funzionamento degli ITS

Rimane da capire con quale personale si intende fare fronte a tutti i complessi adempimenti a cui gli ITS saranno chiamati in assenza di specifiche disposizioni. Altrettanto sfumata è la condizione giuridica riservata al personale docente a cui verrebbero riservati unicamente contratti di prestazione d’opera. Risulta del tutto assente ogni previsione di impegno nei riguardi degli studenti frequentanti, ai quali  non si offre alcuna prospettiva occupazionale, nemmeno in termini della contrattualistica di accesso al mondo del lavoro (apprendistato, apprendistato professionalizzante, tirocini, etc.). Se gli ITS si dotano di: nuove sedi, di laboratori tecnologicamente avanzati, compresi quelli per la formazione a distanza, si presume si punti a formare  nuove scuole del tutto svincolate da quelle a cui sino ad oggi si sono affiancati. Si abbandonerebbe un sistema di economia di scala integrato pur nella consapevolezza della condizione in cui versano gli istituti statali. SI profilerebbe un’inutile duplicazione. Genera ulteriori perplessità lo svolgimento di intermediazione di mano d’opera da parte degli ITS. La definizione di “Academy”, infine, appare fuorviante,  proprio perché tratta un settore non accademico per definizione.

All’incontro è intervenuto il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Tra le tante valutazioni, lo stesso ha affermato che dopo lo sciopero generale della scuola del 30 maggio occorrerà ricucire i rapporti con i sindacati, ora quasi azzerati. Il ministro subisce  un secondo sciopero generale nel volgere di sei mesi.

Giancarlo Turi è intervenuto agli Stati Generali per l’Istruzione ed ha rese note le suddette  osservazioni della Uil Scuola.