IN EVIDENZA

Mag 28, 2021

L’occasionale lettura di un articolo dal titolo “Il merito ritorni a scuola” apparso sul “Corriere della Sera” il 26 maggio scorso a firma di Sabino Cassese, giurista ed accademico nonché giudice emerito della Corte Costituzionale, offre l’opportunità di una riflessione sullo stesso. Dice Cassese: ”Il 20  maggio il ministro della Pubblica Istruzione e sette sindacati hanno firmato un “ patto per la scuola al centro del Paese”, pieno di altisonanti dichiarazioni ma privo di contenuti, salvo la previsione di “ procedure urgenti e transitorie di reclutamento a tempo indeterminato”. Lo stesso giorno è stato approvato il decreto – legge che contiene anche l’assunzione a tempo indeterminato di supplenti con tre anni di servizio, dopo un contratto annuale, un percorso normativo ed una prova disciplinare orale. Ed è bene subito dire che quanto approvato è sicuramente in linea con quanto da tempo richiesto, e soprattutto dalla Uil Scuola. Sul sito della Uil Scuola Rieti ma anche su Rietinvetrina da tempo stiamo sostenendo la necessità di una stabilizzazione degli incaricati con almeno tre anni di servizio, per evitare un traumatico inizio di ogni nuovo anno scolastico ed assistere al consueto balletto di insegnanti nelle singole scuole a tutto scapito anche della continuità didattica. Chi ha maturato una lunga esperienza nella scuola sa bene che il possesso  di una abilitazione all’insegnamento ha dato luogo alle GAE (graduatorie ad esaurimento), da cui sono scaturite le immissioni in ruolo, senza peraltro tenere presente che coloro che ne hanno beneficiato abbiano dovuto sostenere una prova concorsuale. Cassese ricorda nel suo lungo articolo che il merito deve tornare a scuola ma chiunque potrebbe chiedersi: il solo  superamento di una prova concorsuale senza un idoneo tirocinio è da solo motivo sufficiente per garantire il c.d. merito? E, se si pensa soprattutto ai nuovi laureati, dal momento che il concorso ordinario già bandito  non si sa quando andrà in porto, possiamo non chiederci quando i giovani potrebbero entrare nel mondo della scuola? Sicuramente non prima dell’anno scolastico 2022/23. Come sarebbe dunque l’inizio dell’anno scolastico 2021/22? Non sarebbe stato, invece, più opportuno, come ha più volte suggerito alla Amministrazione centrale la Uil Scuola, attivare almeno organici triennali? Su un parte dell’articolo si può concordare con Cassese quando sostiene che “l’autonomia della scuola (introdotta nel 1997 con la legge 59 e suffragata poi con il DPR 275/99), promossa dalla Costituzione, è rimasta a metà, con istituti scolastici poco autonomi e un centro incapace di monitorare le condizioni della periferia. Il ministero, prima mega ufficio del personale insegnante, si è lentamente svuotato. Con la pandemia si è affacciato un nuovo problema, quello di mantenere un sistema scolastico nazionale, dando autentica autonomia alle scuole ma senza che il sistema smetta di essere nazionale, divenendo la somma di venti organismi regionali, come accaduto per la sanità”. Cassese, sempre nel suo articolo,  sostiene  che il Paese deve riconoscenza agli insegnanti che andrebbero onorati, anche per incentivare la loro riqualificazione, introducendo progressioni retributive legate alla formazione permanente ed alla valutazione delle prestazioni. Si può essere d’accordo, ma per la cronaca è opportuno anche ricordare  che in passato, se il singolo insegnante non avesse dimostrato di aver frequentato cento ore di aggiornamento in un triennio, non avrebbe potuto accedere alla posizione stipendiale superiore.