Il modello italiano di solidarietà, di istruzione inclusiva e di responsabilità verso le future generazioniè stato sottolineato il 6 maggio dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione, evidenziando quale motto per l’Europa lo “I Care”, due parole che Don Lorenzo Milani scrisse negli anni sessanta del secolo scorso su un muro della piccola scuola di Barbiana, località situata nel territorio del Comune di Vicchio in Toscana. Le due parole, “I Care”, indirizzate da don Milani ai suoi ragazzi erano le più importanti da imparare. Significano “io mi assumo la responsabilità”.
Quest’anno milioni di europei hanno detto “I Care” con le loro azioni, con il volontariato, aiutando i vicini – come ha evidenziato la von der Leyen – oppure semplicemente proteggendo le persone attorno a loro durante la pandemia.
Pino Turi (Segretario generale della Uil Scuola) in pari data ha ricordato che nel 2017 proprio a Barbiana la Uil, unitamente ad altri sindacati, aveva dato vita ad una iniziativa nazionale sul tema ‘Scuola aperta per tutte e tutti’ ed ha aggiunto che non è un caso che i principi in esso contenuti siano gli stessi che sono stati riproposti dalla Uil Scuola anche al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Turi ha anche detto “ancora una volta dobbiamo capire e saper riconoscere che la nostra cultura, punto di forza del nostro modello, rappresenta un esempio per gli altri paesi europei. Per la scuola nazionale del nostro Paese occorre investire tutte le risorse disponibili del “Next generation UE” e guardare, rispetto ai temi dell’istruzione, al PNRR in una ottica non di sudditanza ma di confronto utile rispetto ai sistemi scolastici che non hanno le nostre radici culturali”.
La direzione di marcia – secondo Turi – è quella dei valori e non quella del mercato. La scuola è un luogo di libertà e non di omologazione. La Comunità educante della scuola si rafforza con l’autogoverno, con la democrazia, con la partecipazione e con la condivisione. Ci sono voluti mesi per capire che gli interventi devono essere molteplici e diversificati. Se la scuola riparte, riparte il Paese ma è importante il modello culturale di riferimento ed il modello di scuola a cui si guarda. Ce lo chiede l’Europa.