La politica dei contenimenti relativi (dare al sistema scuola il meno possibile) la scuola la conosce già – come ha sottolineato il Segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – e lodare la scuola senza interventi concreti significa ripercorrere vecchie strade: organici insufficienti, riduzioni e inesistenza di programmi di investimenti, precari da chiamare al bisogno ed ora anche mancanza di interventi per una vera sicurezza. La scuola è strattonata, ora dalla produzione ora dal mercato ora dal consenso elettorale, tra Stato e Regione – ha osservato Turi – è una istituzione che diventa, suo malgrado, terreno di scontro politico ed istituzionale, quando invece andrebbe tutelata nella sua autonomia, indipendenza e garantita la sua funzione costituzionale.
Le decisioni di questi giorni sugli organici non rendono giustizia agli sforzi fatti da tutto il personale durante la pandemia. Il personale in questo momento sente una grande responsabilità e lamenta una situazione nella quale la scuola è intesa come responsabile finale di ogni disfunzione e delle posizioni controverse che ne derivano.In questo momento – ha aggiunto Turi – non si può dire che vada tutto bene né fingere che tutto sia cambiato.
La scuola ha gli anticorpi della democrazia ma non quelli di una gestione che guarda alla mediazione politica ed al risparmio. Tra due mesi assisteremo al licenziamento di massa di migliaia di precari, un rituale triste per un docente su quattro nel nostro sistema scolastico. Poi, a settembre, tutto inizierà in fotocopia col passato.L’esperienza della pandemia ha mostrato tutti i limiti di questo modo di procedere. Ora si vedono anche i silenzi di un Governo che pure si era impegnato ad avviare l’anno scolastico con gli insegnanti in cattedra a settembre. Questa incertezza politica si riflette inevitabilmente sul personale e di conseguenza su alunni e famiglie.
All’attuale assordante silenzio della politica – ha concluso Turi – non potrà che corrispondere il grido di protesta del mondo della scuola per cui la Uil Scuola non starà certo ancora a guardare ma mobiliterà la categoria per rivendicare dalle piazze organici triennali in grado di dare continuità alla didattica. Un esercito di precari rivendica, a ragione, risposte urgenti e concrete, che servono a garantire al Paese una scuola funzionante fin da settembre e non come avverrebbe a legislazione attuale non prima di dicembre. Il Paese non se lo può permettere per cui occorre che il Governo ed il ministro Patrizio Bianchi riportino la politica alla realtà.