Accogliamo sul nostro sito una riflessione di Pietro Di Fiore (Segretario generale  della Uil Scuola  di Trento  nonché membro dell’Esecutivo nazionale) avente per oggetto “scuola, istruzione e assistenza”.

“Recovery fund, recovey plan, piano nazionale di ripresa e resilienza: come indirizzare verso la Scuola le risorse necessarie. La molteplicità e pluralità degli interventi governativi di questi ultimi tempi stanno a testimoniare la particolare attenzione di tutti a che le comunità scolastiche possano riprendere vita vera. Tanti a parlare di modelli di funzionamento, non sempre prestando attenzione a distinguere ciò che compete alla scuola da ciò che scuola non è: sovrapponendo l’assistenza all’istruzione.

Ambiti diversi, con compiti diversi, attribuiti a diverse professionalità e specifiche competenze. Giova ricordare come persino una legge, la 92 del 2012, intitolata alla riforma del mercato del lavoro, sottolinei la differenza all’interno di un modello di educazione permanente e quindi di sistema integrato della formazione, tra ente apprendimento formale, non formale e informale.

 Per apprendimento formale, si intende quello che si attua nel sistema di istruzione e formazione e nelle università e che si conclude con il conseguimento di un titolo di studio, legalmente riconosciuto. Per apprendimento non formale si intende quello caratterizzato da una scelta intenzionale della persona, che si realizza in organismi esterni alla scuola, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese. Per apprendimento informale si intende quello che, spesso a prescindere da una scelta intenzionale, si realizza nello svolgimento di attività nelle situazioni di vita quotidiana.

La TV, la pubblicità, le ricerche in internet e sui social (e le conseguenti proliferazionidigitali) intervengono sulla formazione di ogni singola persona. Appare evidente come il sistema non formale dovrebbe concorrere a calmierare quello informale, non a sottrarre offerta formativa degli enti costituzionalmente preposti. E questo perché la Costituzione ci indica in maniera chiarissima come il compito della scuola pubblica sia quello di formare i cittadini di domani, attivando percorsi di istruzione e di formazione che permettano di raggiungere i gradi più alti degli studi e la massima integrazione tra tutti.

È importante che la Scuola non abdichi al suo ruolo: formazione e integrazione. Una Scuola di tutti e per ciascuno. Nessuno escluso. Diverse sono, invece, le necessità individuali di assistenza e di sostegno alle famiglie: attività necessarie, che però sono altro dalla Scuola. Così come diverse debbono essere le professionalità da spendere sui terreni dell’assistenza. Su questo è necessario che il nostro Paese si muova per dare riscontro a bisogni speciali: nei mesi estivi, così come nei periodi di chiusura della scuola. E questo al di là dell’emergenza scatenata dalla diffusione epidemiologica.

Siamo un Paese storicamente impegnato nel volontariato – nella cooperazione – nel sociale: anche questo ultimo anno abbiamo dato buona prova di ciò.  Però privato sociale, volontariato, il cosiddetto terzo settore deve /debbono muoversi su terreni propri ovvero senza fare confusione tra istruzione e assistenza, ché la commistione non giova a nessuno. In primis non porta aumento dell’offerta formativa, in special modo su quella predisposta a favore degli alunni che sono in difficoltà: allievi che meritano risposte educative speciali, improntate e indirizzate alla massima inclusione.

 La scuola è e rimane ambiente educativo di apprendimento; proprio per questo si avvale di specifici metodi didattici che sono e debbono rimanere competenza dei docenti. È anche per rispondere a questi legittimi bisogni che gli insegnanti si sono formati e non certo solo per offrire spazi di socializzazione e di assistenza. Pensare, infatti, a “servizi educativi” vuol dire derubricare la scuola a insieme di prestazioni differenziate alla persona: un’idea che in Italia abbiamo cancellato nel corso degli anni settanta cancellando le classi diferenziali.  Oggi serve un impegno forte affinché la Scuola possa avere le risorse necessarie per svolgere in pienezza  il proprio compito, la propria funzione”.